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Marta Rovatti Studihrad. Intervista

Ti sei trasferita a Londra per studiare fotografia, da cosa dipende questa scelta?

Da sempre sono stata immersa in un contesto multiculturale. Dopo aver frequentato sin da bambina una scuola internazionale mi sono iscritta al Politecnico di Milano, al terzo anno ho partecipato al programma Erasmus e dopo essermi laureata avevo abbastanza le idee chiare sul fatto che avrei continuato i miei studi all’estero. Tanti mi chiedono cosa mi abbia spinto a passare dal Design Industriale alla fotografia; credo sia stato un passaggio graduale, con pochi gradini e molto ben definiti. Sicuramente ci sono state due fondamentali esperienze negli ultimi anni che hanno influenzato la mia scelta: la collaborazione con l’agenzia fotogiornalistica Contrasto e la partecipazione al MIA Fair come assistente. Assieme alla mia già radicata passione per la pratica fotografica, sono stati questi i grandi incoraggiamenti verso un cambiamento delle mie prospettive professionali. Ho cercato corsi universitari di fotografia all’estero e in Italia (la seconda è risultata un’impresa davvero ardua). Devo dire che dalla mia ricerca è stato subito chiaro che in Inghilterra la cultura fotografica è molto sviluppata anche a livello accademico, e certamente per quanto mi riguarda la conoscenza della lingua di studio ha dato priorità a Londra rispetto ad altre città europee. Quando mi è stato offerto un posto qui non ci ho pensato due volte: Londra è così viva e stimolante!

Cosa ti aspettavi e cosa hai realmente trovato.

Senza dubbio le aspettative erano molto alte. Londra è da molti (giustamente) considerata la città dove nascono i nuovi trend e si scoprono i talenti del futuro, soprattutto nel mondo creativo. Insomma: “the place to be” per qualcuno che, come me, si sta lanciando nella fotografia. Purtroppo, nonostante effettivamente sia una città in continuo rinnovamento e incessante attività, è molto più difficile di quanto s’immagini trovare il proprio posto in una scena dell’arte che dall’interno appare davvero satura e complessa. Londra è una metropoli, con tutti i pregi e i difetti che ne derivano, ha stimolato la mia creatività con una forza stravolgente, e di questo sono davvero grata. Mi ha dato l’opportunità di coltivare la mia passione e sviluppare una cultura dell’arte molto ricca; certamente questa città è una perfetta rampa di lancio per una carriera nel mondo dell’arte e della fotografia.

Ti sei fatta un’idea del sistema dell’arte inglese?

Questa e una domanda particolarmente difficile. Non posso davvero dire di conoscere il mondo dell’arte inglese perché la mia esperienza purtroppo si limita alla scena londinese. La sensazione è che, come succede in tanti paesi, in ambito artistico ci siano pochi grandi nomi molto discussi e onnipresenti. Ma a Londra si trova anche lo spazio per tanti artisti emergenti, che riescono ad acquisire in fretta visibilità se si presentano in maniera adeguata e nell’ambiente giusto. È un ambiente dinamico, in continuo rinnovamento. Vedo tanti artisti “nati” a Londra apparire in fretta anche sui mercati del resto del mondo.

E quello italiano come appare visto da fuori?

Sicuramente il mondo dell’arte in Italia (così come quello della fotografia) sembra rispondere a regole diverse da quelle che si seguono qui e spesso le dinamiche secondo le quali si detta tendenza risultano poco comprensibili. Mi pare che non ci sia molta interazione tra le diverse città Italiane e sembrano esserci pochi contatti anche con l’estero anche se negli ultimi anni c’è stata una netta apertura da questo punto di vista grazie al fiorire di festival, eventi e fiere. Il mercato Italiano appare ancora un sistema chiuso, un po’ statico rispetto al resto d’Europa e con caratteristiche molto specifiche.

A cosa stai lavorando attualmente?

In questo momento sto lavorando in primo luogo al tema della percezione, giocando sul parallelo tra reale e irreale. Sto portando avanti principalmente due progetti fotografici che esporrò a Londra a settembre, al contempo sto partecipando ad alcuni concorsi.

Tre keywords per definire l’arte oggi.

È difficile limitarsi a definire l’arte in tre parole chiave. Senz’altro direi complessa: sia nell’accezione più positiva, in quanto formata da un numero di forme di rappresentazione senza eguali nel passato, sia in quella più negativa del termine: complicata. Poliedrica e complicata quindi… ma indubbiamente molto affascinante.

Marta Rovatti Studihrad è nata a Milano, frequenta il Master in Photographic Sudies presso l’University of Westminster. www.martarovattistudihrad.com

Per le immagini © Marta Rovatti Studihrad, realizzate nella sua abitazione.

1 commento »

  1. Molto interessante questa intervista….

    Comment di Andrea Danani il 6 November 2012 alle 03:03

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