Giulio Mozzi e Michela Pandolfi insieme agli interpreti della scena che troverete a pagina 38 del fotoromanzo.
Il marito geloso sta aspettando Lorenzo fuori dall’osteria. (l’immagine non è quella definitiva)
Vorrei chiedere a Giulio Mozzi il perchè di un fotoromanzo, invece di un cortometraggio. Le pose di un fotoromanzo (quei giornalini degli anni ’50, ’60, ’70, tipo Bolero, Sogno, Grand Hotel, etc, etc, che si dicevano “i film delle servette”), almeno nei fotoromanzi, non sono altro che pose plastiche che nulla lasciano alla vera interpretazione dei ruoli, nè, tantomeno, al tumulto interno e all’espressività movimentata dei protagonisti.
Naturalmente molti di questi attori plastici hanno poi fatto carriera nel mondo di un movimento plastico sempre in agitazione; il cinema. Ma oggi, ritornare ai fotoromanzi, cloni di un mondo che fu, mi pare una cosa azzardata e un pochino retro e vecchia art-deco.
Allora; perchè fotoromanzi?
Vorrei chiedere a Giulio Mozzi il perchè di un fotoromanzo, invece di un cortometraggio. Le pose di un fotoromanzo (quei giornalini degli anni ’50, ’60, ’70, tipo Bolero, Sogno, Grand Hotel, etc, etc, che si dicevano “i film delle servette”), almeno nei fotoromanzi, non sono altro che pose plastiche che nulla lasciano alla vera interpretazione dei ruoli, nè, tantomeno, al tumulto interno e all’espressività movimentata dei protagonisti.
Naturalmente molti di questi attori plastici hanno poi fatto carriera nel mondo di un movimento plastico sempre in agitazione; il cinema. Ma oggi, ritornare ai fotoromanzi, cloni di un mondo che fu, mi pare una cosa azzardata e un pochino retro e vecchia art-deco.
Allora; perchè fotoromanzi?
Comment di Logani il 31 July 2011 alle 12:00
Ciao, credo che Giulio può risponderti direttamente sul suo blog:
per quanto mi riguarda ci sono tante buone ragioni.
grazie del commento.
M.
Comment di marco il 31 July 2011 alle 12:06
blog di Giulio Mozzi:
http://vibrisse.wordpress.com
Comment di marco il 31 July 2011 alle 12:08