DYZEROTRE
Capire come le dinamiche personali si inseriscano in quelle professionali è sempre importante per comprendere la ricerca degli artisti, si tratti di indagini individuali, oppure condivise, come nel caso di Stefano Romano e Eriselda Cobo. I due artisti si conoscono nel 2010 a Tirana, città in cui lei lavora e dove lui vive da 10 anni. Stefano insegna nella stessa università in cui Eri è ricercatrice. Iniziano a frequentarsi, e capiscono presto di avere interessi comuni che possono convogliare in un progetto artistico condiviso. Da sempre nella formulazione delle opere di Stefano è presente l’altro, Eri è architetto e urbanista. Entrambi condividono il coinvolgimento per lo spazio pubblico nelle sue declinazioni più umane: ovvero, come viene vissuto dalle persone. La condivisione geografica e l’esperienza di Tirana, “città delle contraddizioni”, saranno determinanti nello sviluppo dell’analisi dei due artisti. In Albania lo spazio pubblico viene concepito semplicemente come luogo di transito, non si tratta il tema dell’intervento artistico al suo interno. Oltretutto, nella scena artistica albanese non esiste l’idea di collettivo, cui solo la parola rimanda all’immaginario lavorativo comunista. Questa sorta di immagine residuale risulta interessante a Stefano ed Eri, che proseguono nella loro direzione cercando ulteriori contribuiti alla loro riflessione aperta. Inizia a collaborare Guido Affini, artista-musicista genovese, che immetterà l’elemento sonoro nei lavori di quello che diverrà il collettivo dyzerotre. Dyzerotre, (203 in albanese), è il numero civico dell’edificio in cui nacque ufficialmente il collettivo, in Albania. La scelta d’identificarsi con un numero civico e non con un nome generico riflette l’attenzione del gruppo alle dinamiche dello spazio pubblico. L’utilizzo della lingua albanese è un omaggio alla nazione in cui si è generata la collaborazione.
MICROGALLERY
Anticipatrice di dyzerotre è l’esperienza di Microgallery, il primo lavoro cui Stefano ed Eri si dedicano insieme, nel 2011. L’insufficiente commistione con l’arte è il difetto che entrambi attribuiscono al modo di vivere lo spazio nella società albanese. Mancano le gallerie d’arte, e c’è insofferenza generale verso il criterio con cui vengono selezionati gli artisti che espongono alla Galleria Nazionale. I due artisti decidono quindi di ovviare a questi deficit, progettando e creando uno spazio. Si confrontano su cosa possa essere lo spazio espositivo chiacchierando in un bar, e giungono alla conclusione che qualunque dimensione sia adattabile alla creatività. Realizzano una vera e propria galleria in miniatura, una sfida alla fantasia degli artisti che dovranno misurarsi con la superficie di Microgallery. Si tratta di una stanza potenziale, 50x50x50 cm con cui gli artisti sono chiamati ad interagire. Non si tratta della miniaturizzazione di una galleria, ma di un vero e proprio spazio espositivo. Microgallery è critico ed ironico verso il sistema artistico albanese, che non offre spazi preposti ai suoi artisti, ma al tempo stesso Microgallery è anche propositivo, un impulso al superamento degli schemi imposti dalla storia e dalle attitudine mentali convenzionali. Finora, hanno esposto a Microgallery quattro artisti italiani. Francesco Pedrini, Giancarlo Norese, Leone Contini e lo stesso Stefano Romano.
VOID³
I lavori di dyzerotre nascono da enormi brain storming intessuti virtualmente fra Tirana e Genova. Void3 è un progetto cui i due artisti si dedicano successivamente, quando è già iniziata la collaborazione con Guido Affini. Ragionano sul diritto che ogni cittadino ha all’interno della città di appropriarsi di uno spazio pubblico per viverlo liberamente. Sintetizzano questa riflessione in una performance, tradotta anche in forma video. Metafora dell’occupazione dello spazio diventa lo sforzo fatto da una serie di ragazzi nel gonfiare e sgonfiare dei palloncini. Il diritto ad esistere nello spazio pubblico è simboleggiato dalla capacità polmonare di ciascuno.
UTOPIA
L’interesse per lo spazio e il desiderio di viverlo si trasla anche dentro “Utopia”, lavoro realizzato praticamente da Stefano ed Eri, ma firmato a nome del collettivo. Interessante per capire le dinamiche di dyzerotre è sottolineare come i componenti del gruppo si identifichino anche in operazioni di cui non possono seguire la realizzazione concreta: di ciascuna persona è apprezzato il contributo individuale, ma quella che si preferisce far emergere è l’idea del progetto condiviso. Chiunque può partecipare al progetto Utopia: gli artisti domandano di disegnare in forma di mappa su dei fogli 10×10 il luogo preferito della città che si ama di più. L’unica condizione è che il posto selezionato esista realmente. Stefano ed Eri si occupano poi di ricomporre i vari frammenti, accostandoli fra loro, e li ridisegnano, creando delle mappe utopiche di luoghi amati da persone diverse.
HISTOERI removing
Al centro di Tirana si trova il mausoleo del suo ex-dittatore. Si tratta della Piramide, edificata nel 1987 e per anni utilizzata come centro culturale. Memoria della Storia e dell’identità della città, è stata progettata da uno dei migliori architetti della nazione e, vista dall’alto, assume la forma dell’aquila bicefala, simbolo nazionale degli albanesi. Nel 2011 il governo ha stabilito di demolire questo monumento nazionale, tipico esempio di architettura socialista. Dyzerotre interpreta questa decisione come una sorta di atto isterico, finalizzato ad obnubilare la memoria collettiva. Realizzano un video in collaborazione con una casa di produzione cinematografica albanese(debatik center), che riprende l’atto di srotolare dalla cima della Piramide un telo su cui leggiamo la scritta HISTERI. Si tratta di un gioco di parole fra le parole HISTORI (storia) e HISTERI (isteria): una struttura pubblica che dovrebbe testimoniare il passato di una nazione diventa invece il bersaglio dell’isteria collettiva, che attraverso un eclatante gesto di distruzione tenta di nascondere un disagio interiore.
TIRANA’S UNVEILED ARCHIVE
Tradotto, è “archivio svelato di Tirana”. Si tratta di un lavoro fotografico, la documentazione di quei luoghi di Tirana la cui identità non coincide più né con l’utilizzo che se ne fa, né con la percezione che i cittadini hanno di questi posti. Di alcuni luoghi, come la piazza Avni Rustemi, si è persa addirittura la memoria del nome; nessuno sa indicare dove si trovi, ma chiunque può dire dove si svolge il mercato nuovo (Pazar i ri), che avviene proprio nella piazza.
BIO
Dyzerotre è un collettivo artistico architettonico il cui fulcro è composto da Stefano Romano (artista) ed Eri Çobo (architetto). Il terzo membro del collettivo è Guido Affini (artista) attraverso Aria, un progetto di musica elettroacustica che combina linguaggi differenti. Con una modalità rizomatica il collettivo assorbe e promuove tutti gli altri collaboratori con cui lavora. Dyzerotre opera in un ambito processuale, attraverso gesti relativamente semplici i cui obiettivi sono quelli di generare relazioni multiple tra individui e gruppi ed istigare il dibattito su questioni politiche, architettoniche e sociali. Azioni temporanee, performances, istallazioni e lavori fotografici, nella propensione alle modalità del networking, diventano partecipazione collettiva, mobilitazione estetica e politica, in costante dialogo con lo spazio urbano nel quale l’opera d’arte non sparisce, non simula la realtà ma la mostra apertamente.
Claudia Santeroni
Per le immagini © dyzerotre